Whistleblowing e comportamenti ritorsivi
L’Anticorruzione, con la delibera di febbraio 2024, ha sanzionato i superiori gerarchici di un sottoufficiale dei Carabinieri che aveva segnalato alcune anomalie riscontrate in servizio.
Il comportamento dei due superiori è stato infatti valutato ritorsivo perché motivato dalla volontà di “punire” il sottoposto per le denunce rivolte all’Autorità Giudiziaria e all’A.N.AC. stessa.
Il sottoufficiale, infatti, era stato sanzionato disciplinarmente ed era stato trasferito ad un’altra sede di servizio.
L’Autorità precisa di avere applicato la normativa a tutela del whistleblower facendo uso di un concetto ampio di “misura organizzativa” ritorsiva, “includendo nella stessa non solo gli atti e i provvedimenti, ma anche i comportamenti o le omissioni posti in essere dall’amministrazione nei confronti del dipendente/segnalante, volti a limitare e/o comprimere l’esercizio delle funzioni proprie del lavoratore in guisa tale da disvelare un intento vessatorio o comunque da peggiorare la situazione lavorativa”.