Accesso abusivo al sistema informatico del lavoratore

Con la sentenza n. 26625 del 2019 la Corte di Cassazione ha affermato che integra il reato di accesso abusivo al sistema informatico di cui all’art. 615 ter c.p. la condotta del dipendente che proceda a duplicare numerosi files e dati aziendali su un supporto informatico in vista dell’interruzione del rapporto di lavoro.
Aderendo all’orientamento tradizionale della giurisprudenza di legittimità, si è così ribadito che anche il soggetto autorizzato all’accesso e munito di credenziali può comunque rispondere del reato previsto dall’art. 615 ter c.p., a sua volta reato presupposto ex D.Lgs. 231/2001.
In tal caso, ai fini della configurabilità del delitto occorre che siano state violate le prescrizioni impartitegli dal datore mentre non rilevano le finalità e gli scopi soggettive della condotta: queste assumono quindi importanza solo se espressamente prese in considerazione nelle prescrizioni datoriali.
Nel caso di specie, il codice di comportamento faceva esplicito riferimento agli scopi dell’accesso al sistema, sancendo il divieto di copiare e duplicare i files per finalità diverse da quelle riconducibili alla sfera di competenza del lavoratore.

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